Il dono di Arianna by Marta Morazzoni

Il dono di Arianna by Marta Morazzoni

autore:Marta Morazzoni [Morazzoni, Marta]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Guanda
pubblicato: 2019-03-24T23:00:00+00:00


In riva al mare

La notte in cui Agamennone decise infine di chiedere scusa ad Achille non fu una bella notte. Nel silenzio della sua tenda, stilò a mente l’elenco delle offerte di riparazione all’offeso: sette tripodi, venti lebeti, i dieci migliori cavalli della sua scuderia, dieci talenti d’oro e sette ragazze, più lei, la causa della lite. Una partita odiosa e mal giocata che bisognava chiudere. Tirò un respiro profondo, mettendosi su un fianco, ma allora lo infastidì il disordine, poiché nel girarsi e rigirarsi aveva scomposto il letto dal cui lato destro pendevano la pelle di pecora e parte delle coperte che vi erano appoggiate. Si alzò irritato con le serve che lavoravano ogni giorno peggio, e fece per chiamarne una che gli ricomponesse il giaciglio, poi gli venne in mente che sarebbe stata magari una di quelle che doveva rendere come dono di riconciliazione e abbandonò infastidito l’idea. Fece da solo, maldestro, poi si coricò di nuovo, appoggiandosi sull’altro fianco, la faccia rivolta all’apertura della tenda da cui filtrava il lucore della notte.

Era una notte limpida, il mare calmo e sciabordante come una ninna nanna a cullare il silenzio diffuso nel campo, ma lui non dormiva, da qualche tempo non dormiva un sonno filato ed era maledettamente seccante. Perdeva così lucidità durante il giorno e la visione d’insieme si appannava, sicché, per quanto nessuno osasse in esplicito rimproverarglielo, capiva bene che la responsabilità del cattivo andamento della guerra cadeva su di lui. Ripassò il catalogo dei doni di espiazione che aveva preparato, poderoso e oneroso, eppure poteva benissimo parere ancora poco all’offeso. Era così difficile misurare il puntiglio dell’antagonista, giovane e viziato, con un insoffribile gran concetto di sé che ora non poteva che rafforzarsi; il ragazzo sapeva di averlo in pugno e aveva affilato il ruolo di vittima che si era disegnato addosso, a cui non avrebbe rinunciato per niente al mondo, altro che tripodi, lebeti e i cavalli e le ragazze! Forse aveva ben di più in mente. E dire che in fondo non si era trattato che di una storia di donne. Sospirò dal profondo e ne uscì quasi un rantolo; poteva prendersele tutte, l’offeso, e farne quello che credeva, gliele rendeva, soprattutto quell’una! Gliela rendeva come l’aveva ricevuta, senza averla mai toccata! Non era certo la più avvenente, ora che l’aveva vicina e le vedeva le occhiaie profonde, le guance senza colore. E gli occhi! Aveva degli occhi imbarazzanti, lei, un modo di guardarlo sottomesso e crucciato che era un rimprovero costante, un atto d’accusa muto e insistente più di qualsiasi discorso. Figurarsi se gli veniva voglia di stendersi accanto a una che persino dalle palpebre chiuse lasciava filtrare il rancore, una di nemmeno quindici anni e capace di tanta ostilità! Rendergliela era quasi un sollievo: poteva giurare sull’altare di Zeus di non averla nemmeno sfiorata con un dito, faceva fatica anche a sentirsela attorno, quando insieme alle altre rigovernava la tenda del re, scura quasi fosse una vedova non rassegnata alla perdita del marito.



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